Storia del Molino dei Fratelli Campagnaro
Il molino che produce la farina artigianale come una volta
Alla fine dell’Ottocento nasceva il Molino Fratelli Campagnaro.
Inizialmente l’attività era legata al tradizionale mulino ad acqua; con il tempo è rimasta la tradizione e la cura artigianale per la produzione di farine, arrivando oggi alla terza generazione di produttori di farine, che ha mantenuto, seppur con tecniche diverse, metodi artigianali di produzione, in modo da conferire ai nostri prodotti quel gusto caratteristico della zona di provenienza.
La tradizione molitoria non si è mai spostata via Molinetto, che precedentemente ospitava sempre un molino, ma appartenente alla nobile famiglia Ferramosca, di cui si può ancora trovare lo stemma all’interno del molino stesso.
In Veneto il consumo di pane e polenta è una realtà storica, che esiste da tempo immemore, iniziato con l’arrivo del mais dal continente americano, che ha rivoluzionato l’economia agricola e l’alimentazione occidentali, soprattutto della pianura padana.
Il mais, o anche “formenton” o “granoturco” (che così lo chiamavano tutti fino ad una cinquantina d’anni fa), trovò proprio in terra veneta tra l’alto Polesine e il basso veronese una terra favorevole alla sua diffusione, trasformando in breve il modo di vivere: le rese sono ineguagliabili sotto il profilo quantitativo rispetto ai cereali tradizionali e dalla granella si ricava un cibo abbondante e calorico, la polenta per antonomasia, appunto. Polenta era infatti il nome che i latini davano a qualunque impasto fatto con farina di cereali.
Dopo un periodo di declino, oggi la polenta tradizionale sta vivendo una seconda giovinezza nella ristorazione e anche nelle case di tutti noi, grazie anche alla “meccanizzazione” della parte più impegnativa della preparazione di una pietanza assolutamente facile.
Il mais è una pianta dalle connotazioni curiose: i “conquistadores” la trovarono già ben coltivata nel nuovo continente, mentre non se ne conoscono varietà selvatiche, tanto da far pensare che la sua “scoperta” sia stata lontana e casuale e che la pianta si sia poi evoluta solo grazie alla mano dell’uomo.
Il quale ne ha selezionato e ne seleziona le sementi che ritiene migliori per i suoi scopi, “ibridando” talune specie con altre per modificarne le caratteristiche.
Proprio nel “Veneto polentone” venne creata una delle qualità più pregiate.
Nel 1890, a Marano Vicentino, venne incrociato il mais locale con quello chiamato “Pignoletto d’oro”, che veniva da Rettorgole di Caldogno.
Rispetto ai prodotti tradizionali il nuovo ibrido mostrò subito qualità superiori, che vennero ancor più affinate attraverso ulteriori selezioni.
Polenta gialla o bianca?
Il colore, ovviamente, dipende dalla materia prima: se il mais è più o meno giallo o rossastro, il colore sarà conseguente; se i chicchi sono bianchi la polenta sarà bianca.
La differenza è questione raffinata e di gusto, connessa al sapore ma non disgiunta dall’aspetto del piatto nel suo complesso. Difficile, ad esempio, pensare, alle seppie in nero con polenta gialla. In ogni caso non mancano sostenitori convinti dell’una o dell’altra polenta.